Isidoro Falchi. Il pioniere degli scavi della città etrusca di Vetulonia

Nella splendida cornice del Museo Civico Archeologico di Vetulonia, l’Entertainment Game Apps, Ltd. presenterà in anteprima il videogioco Mi Rasna. Il Museo è intitolato ad una figura importante per il mondo etrusco e in particolar modo per il sito di Vetulonia. Ma chi era Isidoro Falchi, medico e poi archeologo che portò alla luce le vestigia dell’importante città etrusca?

Isidoro Falchi

Nato nella provincia di Pisa, dopo gli studi e l’esercizio della professione medica, ebbe numerosi incarichi pubblici prima di dare definitivamente una svolta alla sua vita lavorativa. Ricerche negli archivi di Campiglia Marittima e in altre città della Toscana per rivendicare i diritti di pascolo e legnatico di quella comunità, lo misero in contatto con documenti importanti dal punto di vista storico e archeologico e furono frutto di una pubblicazione dal titolo: “Trattenimenti popolari sulla storia della Maremma e specialmente di Campiglia Marittima”. L’opera, un compendio di notizie erudite, menziona, pur non essendoci un intento prevalente verso la storia antica, le città etrusche di Vetulonia e Populonia. Un’escursione nel centro di Colonna nel maggio 1880, dove si ipotizzava in base al rinvenimento casuale di reperti antichi, il centro di Vetulonia, impresse una svolta determinante nella vita di Falchi. L’osservazione di tratti di mura ciclopiche e la notizia di rinvenimenti occasionali di tombe protostoriche ed etrusche e di monete con legenda “Vatl”, spinsero Falchi ad ipotizzare che l’etrusca Vetulonia fosse sorte sull’altura di Colonna. Queste ipotesi iniziali, confluirono nell’opuscolo “Ricerche di Vetulonia” e poco dopo, nella pubblicazione “Gli avanzi di Vetulonia sul Poggio di Colonna nella Maremma grossetana”, in cui si riportavano anche i risultati dei saggi di scavo intrapresi da Falchi a Colonna e una catalogazione di monete vetuloniesi di 70 pezzi.

Il mondo scientifico ed accademico non accolse positivamente la tesi di Falchi sulla localizzazione della città di Vetulonia, ci furono, infatti, diversi oppositori fra cui l’autorevole direttore del Museo etrusco di Firenze. Seguirono diverse polemiche e dibattiti che fortunatamente culminarono in un pieno accoglimento delle sue ipotesi. Anche una commissione dell’Accademia dei Lincei sentenziò; “…chiunque imparzialmente pondera la questione…sopra alla situazione dell’antica città di Vetulonia, aggiudicherà al Falchi il gran merito di avere scoperto questo importante centro della civiltà classica sul Poggio di Colonna…” (3 giugno 1894). Nominato dal ministero della Pubblica Istruzione (Direzione centrale per musei e gli scavi di antichità) “regio ispettore degli scavi e monumenti”, per Falchi iniziò un felice periodo fatto di intensi scavi e ricerche a Colonna. Gli scavi, iniziati nel maggio del 1884, furono le prime ricerche archeologiche effettuate in Etruria dall’amministrazione dello Stato. Da allora e per oltre venticinque anni, Falchi fu il grande protagonista delle ricerche a Vetulonia, riportando in luce le antiche vestigia della città e ricchi sepolcreti, i cui corredi confluirono e arricchirono il Museo etrusco di Firenze, costituendo una delle collezioni più importanti dell’istituto. All’intensa campagna di scavi, seguì un’attenta attività di divulgazione delle ricerche che confluirono in relazioni all’interno delle Notizie degli scavi. Pur essendo legato a Vetulonia, Falchi intraprese ricerche anche nel sito di Populonia, riportando alla luce le importanti sepolture nella zona di San Cerbone. Tali ricerche furono poi all’origine degli scavi sistematici intrapresi a Populonia a partire dai primi del ‘900.

Non sempre i metodi di scavo utilizzati nelle ricerche da Falchi e dal suo team possono considerarsi metodologicamente corretti, specie nell’esplorazione dei sepolcri più antichi. In molti, infatti, non venne raccolta la suppellettile o ne fu confusa la pertinenza ai singoli complessi, con una perdita irrimediabile di informazioni preziosissime. Tuttavia, va anche rilevato l’egregio lavoro di recupero per intero di numerosissimi corredi funerari di straordinaria ricchezza e l’asportazione di interi blocchi di terreno in forme di gesso successivamente analizzato in laboratorio. Carenze si riscontrano anche nei diari di scavo, talora molto generiche, approssimative e di livello inferiore a molte relazioni dell’epoca. Sicuramente Falchi fu in dilettante dell’archeologia ma non si può non riconoscere che le odierne conoscenze su Vetulonia dipendono ancora in larga parte dai suoi studi.

Il Museo della città, quindi, non poteva che essere intitolato a lui, lo scopritore di Vetulonia Isidoro Falchi, riportando quindi il nome di: Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi.

Il Museo si articola in sette sale, disposte su due piani e accessibili anche al pubblico diversamente abile e ipovedente.

Urna cineraria a capanna, tomba a pozzetto, necropoli di Poggio Belvedere.

Nella sala A, dedicata alla figura di Isidoro Falchi e ai suoi scavi, sono esposti corredi funerari con vasi cinerari biconici e urne a capanna provenienti dalle necropoli di Poggio alla Guardia e di Poggio Belvedere di età Villanoviana (IX-VIII secolo a.C.). Al periodo Orientalizzante (fine VIII-VII secolo a.C.) risalgono invece i corredi delle tombe a Circolo dei Leoncini d’Argento e della Fibula d’Oro, ricchi di oggetti preziosi in argento e in oro. Allo stesso periodo risale la famosa stele (segnacolo funebre) in pietra del guerriero Auvele Feluske divenuta logo del museo.

Nella sala B prosegue l’esposizione con il corredo della tomba a Circolo delle Pellicce e della tomba monumentale del Diavolino II; vi sono esposte anche oreficerie (collezione Lancetti) e un alfabeto inciso su pietra di età Ellenistica (II e III sec. a.C.), dalla Necropoli delle Dupiane. Le ultime due sale del primo piano (C e D) sono dedicate al territorio: vi sono esposti i reperti del tumulo di Poggio Pelliccia (metà VII- metà V secolo a.C.) una tomba monumentale riferibile a una famiglia aristocratica (sala C), alcuni corredi dalla necropoli di Val Berretta a Castiglione della Pescaia (VII-IV secolo a.C.; sala D).

Morso da cavallo in bronzo decorato con cavallucci marini, Poggio alla Guardia, Ripostiglio “della Straniera”, fine del VII secolo a.C. (periodo orientalizzante). Vetulonia, Museo Civico Archeologico “Isidoro Falchi”

Le sale E-G del piano inferiore sono dedicate all’età ellenistica e romana con i reperti provenienti dai quartieri urbani di Costa Murata, Costia dei Lippi e Poggiarello Renzetti (fra i quali si segnalano le terrecotte architettoniche che decoravano il tetto del tempio di Costa Murata e l’atrio della ‘Casa di Medea’ a Poggiarello Renzetti), oltre che dai corredi funebri recuperati nelle tombe dello stesso periodo. L’esposizione museale trova un naturale completamento nel percorso archeologico esterno che si sviluppa dal centro del paese, dove edifici medievali sono costruiti sulle mura etrusche, ai quartieri abitativi e, più a valle, fino alle necropoli. Nella sala espositiva del museo sono ospitate ogni anno una o più mostre temporanee sui temi archeologico e storico artistico, che riportano periodicamente a Vetulonia gli straordinari corredi funerari depositati presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Il museo attiva annualmente una stagione di laboratori didattici allestiti all’interno o presso lo spazio di archeologia sperimentale realizzato all’esterno intorno alla ricostruzione di una capanna di età Villanoviana.

Testo museo tratto da: http://www.museoisidorofalchi.it/il-museo/