Giusto il tempo di tirare un attimo il fiato ed eccoci qui a raccontarvi questa tre giorni appena conclusa che ci ha visti impegnati a raccontare Mi Rasna di fronte ad una folta platea internazionale. The Interactive Pasts Conference, alla sua seconda edizione, è stata organizzata dalla Value Foundation in collaborazione con The Netherland Institute of Sound and Vision che ha ospitato i due giorni di convegno (a cui ha fatto seguito un terzo giorno di workshops) nella sua sede di Hilversum a pochi chilometri dal centro di Amsterdam.
Il ricchissimo programma del convegno, il cui scopo principale era quello di creare un’occasione di incontro tra studiosi del passato e creativi, programmatori e semplici appassionati di videogiochi, ha cercato di trovare risposte ad alcune importanti domande soprattutto per chi oggigiorno cerca di comunicare i risultati dei suoi studi riguardanti il passato a un pubblico sempre più abituato a essere “intrattenuto”. Ad esempio: cosa ci possono insegnare i videogiochi sul passato? I videogiochi sono essi stessi un prodotto culturale da trattare alla pari di un reperto archeologico? Quale supporto possono offrire i videogiochi alla ricerca storica e archeologica?
Tra i relatori, numerosi accademici hanno sottolineato l’importanza del gioco come elemento fondamentale per l’apprendimento, tanto dei bambini quanto dei ragazzi che si affacciano al mondo dell’università e devono affrontare lo studio di materie come la storia, solitamente considerata ostica e noiosa. Molto interessanti, in questo senso, i casi di studio della California State University e quello raccontato da Kimberly Himmer che da molto tempo crea videogiochi per i più piccoli.
La seconda giornata di convegno si è aperta con il nostro intervento in un panel dedicato a una tematica molto stimolante. Si è discusso infatti della possibilità di creare “passati diversi e inclusivi” e il contributo di Anna Riethus ha opportunamente posto l’accento su come, tramite un videogioco, si possa anche far sì che le collezioni museali possano diventare sempre più accessibili ad esempio per persone cieche o ipovedenti.
Il fatto che il livello degli interventi sia stato così alto, fa sì che sia impossibile scegliere su quali soffermarsi. In caso vi sia sorta curiosità di saperne un po’ di più, alla pagina del convegno (http://interactivepasts.com/the-interactive-pasts-conference-2/) trovate tutti gli abstract disponibili e a brevissimo tutti i video delle presentazioni verranno caricati sul canale YouTube della Value Foundation.
In conclusione, siamo tornati a casa molto soddisfatti per come è stato recepito il nostro progetto e pieni di stimoli costruttivi, nuove idee e nuove persone con cui ci piacerebbe un giorno svilupparle. Ma siamo tornati in Italia anche con la consapevolezza di aver contribuito, nel nostro piccolo, a fare qualcosa di “rivoluzionario”, mettere insieme divertimento e conoscenza. E come è emerso chiaramente da questo convegno, anche noi siamo sempre più convinti che i videogiochi possano essere uno strumento fondamentale per far avvicinare ancora più persone al nostro ricchissimo patrimonio archeologico.
Samanta Mariotti