Tarquinia
Il sistematico sfruttamento delle risorse metallifere dei Monti della Tolfa fecero di Tarquinia un centro commerciale di grande importanza. L’antica città etrusca di Tarquinia venne fondata su un’altura corrispondente all’attuale Pian di Civita e ancora oggi si vede parte del tracciato della cinta urbana con Porta Romanelli, uno degli antichi ingressi urbani.
Narra il mito che, non lontano dal fiume Marta, in un luogo dove ancora restano i segni del più grande tempio etrusco che la storia ci abbia lasciato, la cosiddetta Ara della Regina, accadde un evento fatale: mentre Tarchon, il mitico Tarconte, fratello di Tirreno, arava il proprio campo, da un solco appena aperto dall’aratro balzò un essere divino, bambino nell’aspetto e vecchio nella saggezza, Tagete, che rivelò agli Etruschi la disciplina della loro religione. Tarchon raccolse la “Disciplina” nei libri Tagetici e tracciò con l’aratro, intorno al luogo del prodigio, il perimetro della città che da quel momento fu sacra al popolo etrusco, alla quale dette il suo nome: Tarchna, Tarquinia.
Tarquinia fu una delle più importanti città della Dodecapoli etrusca, l’insieme di dodici città-stato etrusche che, secondo la tradizione, costituirono in Etruria una potente lega economico-militare e religiosa. L’apertura di Tarquinia ai contatti trans marini, grazie al suo emporion di Gravisca, è testimoniata dalla presenza, a partire dalla fine del VII secolo a.C., di una ricca e numerosa colonia di commercianti e artisti greci. Questo stretto legame tra Tarquinia e il mondo greco è ricordato anche dalla storia di Demarato
Nel 657 a.C. arrivò a Tarquinia un ricco cittadino di Corinto, Demarato che si rifugiò qui insieme al suo seguito di artisti, artigiani e maestranze specializzate. Demarato a Tarquinia sposò una nobile ragazza dalla quale nacquero due figli: Arunte e Lucumone, quest’ultimo divenne il quinto re di Roma con il nome di Tarquinio Prisco. Tarquinia si ritrovò così collegata attraverso i re Tarquini con le più antiche vicende di Roma, con la quale fu più volte in guerra, fino all’ultimo capitolo della sua fase etrusca che si concluse con la definitiva sconfitta e sottomissione a Roma nel 281 a.C.